Lazio (115)

AGRO PONTINO

CELLA DI SANTA MARINA (Romitorio rupestre – XII secolo)

Località: Ardea (RM)

La chiesa di Santa Marina, adagiata nella roccia tufacea all’interno del cimitero di Ardea, secondo la tradizione, è stata edificata alla fine del XII secolo inglobando l’accesso della grotta dove si sarebbe ritirata in eremitaggio la Santa, allorquando i monaci del convento in cui viveva ne scoprirono il sesso e la cacciarono. A suffragare la cosa1a ancora oggi dietro l’altare della chiesa si trova una cella tricora (con tre pareti absidate), probabilmente i resti di un ninfeo pagano del II secolo più avanti adibito a cripta rupestre.

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2IPOGEO PALEOCRISTIANO (Oratorio rupestre – IV-V secolo)

Località: Ardea (RM)

L’oratorio rupestre, che si trova davanti ai fossati medievali, in una località chiamata Campetto, è un antico tempietto pagano tramutato in epoca altomedievale in oratorio cristiano. La cripta sotterranea, scoperta nel 1965, è stata probabilmente scavata nel banco tufaceo nel II secolo a.C. ed era dedicata al culto delle acque. L’accesso piuttosto scosceso tramite una scala permette di apprezzare l’aspetto originario della struttura con la volta decorata da ciottoli di malta colorati e applicati sulla roccia tufacea, la 2econca absidale abbellita con un dipinto della Madonna in trono con Bambino tra due sante non identificate, il pilastro destro con la raffigurazione di san Giovanni Battista, il clipeo al centro della volta con l’Agnus Dei e l’altro clipeo sul pilastro sinistro con il Cristo pantocratore a mezzo busto. Mentre dentro alcune nicchie si possono riconoscere due cavalieri: uno potrebbe essere san Giorgio e l’altro san Demetrio o san Teodoro. In ogni caso gli affreschi, che si ispirano sia alla tradizione bizantina che a quella latina, fanno dell’oratorio un prezioso scrigno di cultura e di arte.

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SANTUARIO DEL CROCIFISSO (Romitorio rupestre – XIV secolo)

3Località: Bassiano (LT)

Il santuario del Crocifisso, in una località denominata Selva Scura, è in realtà la trasposizione barocca dell’antico eremo del ‘300 fondato da alcuni gruppi di religiosi francescani perseguitati. Il primitivo romitorio era ricavato in una grotta naturale di forma quasi rettangolare e con pareti interamente affrescate. Nonostante il grave deterioramento dovuto allo stillicidio dell’acqua, si possono ancora distinguere tredici pannelli ed una nicchia, databili intorno al XV secolo sebbene fortemente influenzati da un manierismo tardo-trecentesco, raffiguranti scene di carattere religioso o d’ispirazione puramente aulica.

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GROTTA DI SAN MICHELE ARCANGELO (Ruderi di chiesa rupestre – XII secolo)

Località: Norma (LT)

La chiesa rupestre di San Michele Arcangelo, situata nell’area dell’Oasi di Ninfa, è una grotta naturale di grandi dimensioni che venne adattata a luogo di culto nel 1183, prima che venisse edificato il monastero di Santa Maria di Monte Mirteto e quando questa si mostrò inadeguata ad accogliere i numerosi pellegrini che vi si recavano. La grotta comprendeva un presbiterio, raggiungibile grazie ad una breve scalinata; un’abside, posta al centro e contornata da affreschi di cui rimangono ancora oggi alcuni frammenti; una piccola cappella con altare; ed un ambiente adibito a dimora.

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AREA CAPITOLINA

5aCRIPTA DI SANTA CECILIA (Cappella rupestre – VI-VII secolo)

Località: Roma-Ardeatino (RM)

La cripta di Santa Cecilia è, assieme a quella dei Papi, tra gli ambienti più importanti  delle catacombe di San Callisto. Degno di nota il sarcofago, collocato all’interno di una grande nicchia, che custodì il corpo della Santa fino all’821 quando venne traslato nella nuova basilica di Trastevere a lei dedicata, con la magnifica statua marmorea realizzata verosimilmente riproducendo lo stato e la posizione del corpo in occasione di una 5cricognizione nel 1599. Ma non sono da meno i mosaici e i dipinti dell’XI secolo che abbelliscono ed impreziosiscono il luogo di culto: nella parete di sinistra, la rappresentazione della Santa in atteggiamento orante, e più sotto, in una piccola nicchia, l’immagine di un Cristo pantocratore che sorregge il Vangelo, accompagnato dalla raffigurazione di sant’Urbano, il papa martire contemporaneo di santa Cecilia.

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BATTISTERO SOMMERSO DI PONZIANO (Cripta rupestre – VI-VII secolo)

Località: Roma-Monteverde (RM)

6Il cosiddetto “battistero sommerso” non è solo l’ambiente più singolare ed interessante della catacomba di Ponziano ma rappresenta un unicum nell’ambito dei cimiteri ipogei romani. Risalente al VI-VII secolo, ha una forma quadrangolare, le pareti interamente decorate ed una vasca con acqua naturale, presumibilmente6a utilizzata come fonte battesimale. Ipotesi peraltro suffragata da un Battesimo di Cristo affrescato nella parete di fondo, con il Battista che bagna Gesù immerso per metà nelle acque del Giordano, mentre la colomba dello Spirito Santo sopraggiunge dall’alto. Nella parete di sinistra, invece, è dipinta una Coronatio di Abdon e Sennen, con Cristo nel gesto di porre la corona del martirio sul capo dei santi cui il battistero è dedicato. Due altre immagini di Cristo pantocratore, riprodotte nella volta della gradinata che scende alla vasca, al pari delle altre raffigurazioni, fanno visibilmente cogliere elementi inconfutabili di commistione tra l’iconografia paleocristiana e quella bizantina.


7bBASILICA DI FELICE E ADAUTTO (Chiesa rupestre – VI secolo)

Località: Roma-Ostiense (RM)

La basilica dei Santi Felice e Adautto, realizzata agli inizi del VI secolo all’interno delle catacombe di Commodilla, secondo l’ipotesi di alcuni archeologi, è il luogo 7adove questi furono sepolti in due loculi sovrapposti, peraltro situati al di sotto della traditio clavium, l’affresco della seconda metà del IV secolo che li raffigura assieme al Cristo in trono tra i santi Pietro e Paolo. Senza trascurare l’altro grande e bizantineggiante dipinto della Vergine con Bambino affiancata da Felice, Adautto e Turtura (prima metà del VI secolo) e, poco distante, quello di san Luca (seconda metà del VII secolo), raffigurato con i ferri del mestiere, e l’altro della Consegna delle chiavi a Pietro (VI secolo), che fanno della piccola basilica un prezioso scrigno d’arte altomedievale.

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BASILICA DI SAN VALENTINO (Chiesa rupestre – IV secolo)

Località: Roma-Pinciano (RM)

8La basilica di San Valentino risale al IV secolo, epoca in cui ampliando la galleria principale delle preesistenti omonime catacombe, venne creata una nuova cripta poi (tra il VII e VIII secolo) decorata ed arricchita con splendidi affreschi dell’iconografia cristiana. L’edificio, a tre navate, constava di un’ampia abside semicircolare, addossata alla collina e sopraelevata rispetto al vecchio piano di calpestio. Venne ancora modificata nel VII secolo, rialzando il presbiterio e creando una 8cpiccola esedra in corrispondenza dell’altare, dalla quale tramite una fenestella confessionis i fedeli potevano osservare le reliquie del Santo, almeno fino a quando non saranno traslate in Santa Prassede con il conseguente abbandono e declino della basilica ipogea. Per quanto concerne i rivestimenti pittorici altomedievali, concentrati per lo più nelle quattro pareti basilicali, in quella di fondo, i soggetti rappresentano il tema iconografico della Natività con al centro, inquadrato da una nicchia, il busto nimbato della Vergine Maria con in braccio il Bambino, a sinistra, la Visitazione di Maria ad Elisabetta, e sulla destra, la levatrice Salomè nell’atto di lavare il Bambino; mentre sul lato destro della parete di fondo, frammenti di una Crocifissione si accompagnano ad altri, sulla parete opposta, di un san Giovanni che sorregge un codex.

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9BASILICA DI GENEROSA (Oratorio rupestre – IV secolo)

Località: Roma-Portuense (RM)

La basilica di Generosa è l’oratorio semipogeo che papa Damaso, intorno alla seconda metà del IV secolo, fece edificare in corrispondenza del cimitero (catacombe) dove erano stati sepolti i martiri cristiani Simplicio, Faustino e Beatrice. La basilica (lunga 20 e larga 14 metri), messa finalmente in luce da un intervento archeologico degli anni Ottanta, risulta addossata su tre lati al banco tufaceo e composta da tre navate di diversa ampiezza più l’abside che, tramite un introitus-ad-martyres, comunicava 9bdirettamente con la galleria (cubicolo principale) così da permettere ai fedeli la visita della catacomba. Il luogo di culto verrà frequentato almeno fino a tutto il 682, anno della traslazione delle sacre reliquie nella basilica di Santa Bibiana.

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BASILICA DI SILANO (Chiesa rupestre – IV secolo)

Località: Roma-Salario (RM)

10La basilica ipogea di Santa Felicita (nelle omonime catacombe), in realtà dedicata al figlio martire Silano, è stata edificata nella seconda metà del IV secolo, allorquando ne viene recuperato il corpo dopo il suo trafugamento, ponendolo all’interno di un apposito altare. Della piccola basilica, posta al primo e più antico livello delle catacombe, di cui rimangono l’aula principale con due spezzoni di colonne, alcuni frammenti marmorei e la scala d’accesso, sull’ampia parete tufacea di fondo si sono tuttavia conservate larghe parti di un imponente e bizantineggiante affresco altomedievale (VII secolo) raffigurante il Redentore al di sopra di Felicita con i suoi sette figli. Il luogo di culto avrà però una vita assai breve data la definitiva traslazione delle reliquie dei martiri nella chiesa di Santa Susanna ordinata da papa Leone III agli inizi del IX secolo.


CICOLANO

EREMO DI SAN NICOLA (Romitorio rupestre – XVI secolo)

Località: Castelmenardo di Borgorose (RI)

L’eremo di San Nicola è una grotta naturale formata da una rientranza nella roccia del monte La Foresta, alle pendici del Colle San Mauro. Le scritte in lettere gotiche presenti in un frontespizio fanno risalire la sua fondazione alla figlia di Carlo V nella seconda metà del ‘500, su probabile intercessione dei frati eremiti. Fu sicuramente abitato da più di un monaco eremita e all’interno sono ancora visibili gli incavi sulla roccia utilizzati a mo’ di giacigli ed una pietra levigata d’altare.

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GROTTA DELL’EREMITA (Romitorio rupestre – XII secolo)

Località: Monte Antuni di Castel di Tora (RI)

La grotta dell’Eremita o del Santo Salvatore è un’apertura della strapiombante parete del colle di Antuni, la piccola penisola protesa sul lago del Turano e collegata da un istmo alla terraferma. La sua storia è in qualche modo collegata a quella del borgo di Antuni, risalente a mille anni fa ed ora completamente abbandonato, dopo i danneggiamenti subiti nel corso dell’ultima guerra mondiale.

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GROTTA DELLA BEATA FILIPPA MARERI (Romitorio rupestre – XIII secolo)

13aLocalità: Piagge di Petrella Salto (RI)

La grotta della Beata Filippa Mareri, situata a 1.210 metri poco sopra l’abitato di Piagge, quella che in tempi più remoti era chiamata “grotta di San Nicola”, è il luogo dove la giovane Filippa, della illustre e nobile famiglia dei Mareri, andò a rifugiarsi sfuggendo all’opposizione paterna verso la decisione di farsi monaca maturata dopo l’incontro con il Poverello d’Assisi. Vi rimase per circa tre anni, fino al 1228 quando i fratelli le donarono il castello dove la Santa si trasferì assieme ad alcune compagne per vivere secondo la regola dettata da san Francesco per santa Chiara e le monache di san Damiano. Più tardi fondò il monastero di San Pietro de’ Molito a Borgo San Pietro che ben presto diventò un polo d’attrazione spirituale per l’intero territorio. A soli dieci anni dalla morte, nel 1236, è divenuta la prima santa francescana delle Clarisse.

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GROTTA DI SAN NICOLA (Chiesa rupestre – XIII-XIV secolo)

Località: Capradosso di Petrella Salto (RI)

14La grotta di San Nicola è il santuario rupestre scavato nella roccia d’altura delle montagne del Cicolano nei pressi di Capradosso che, fino agli inizi del secolo scorso, conservava due preziosi dipinti d’età medievale. Nella grotta, costituita da due cavità naturali affiancate, è ancora presente una sorta di piccolo altare, in realtà un banco in muratura sovrastato da una piccola nicchia. I pannelli distaccatisi con i dipinti, ora conservati nel convento delle Clarisse di Borgo San Pietro, rivelano tratti stilistici assai differenti e assegnabili a fasi pittoriche ben distinte: la più antica, della seconda metà del XII secolo; mentre quella più recente, dei primi decenni del XIII. Uno dei pannelli ospita una serie di personaggi a figura intera, all’interno di una decorazione pittorica geometrica, come l’Ecclesia, un sant’Antonino abate, lo stesso san Nicola di Myra, titolare della grotta, seguiti dai santi Paolo, Pietro e Giovanni Evangelista. L’altro pannello, invece, inquadra sei figure, tra cui sono abbastanza riconoscibili l’Arcangelo Michele, una Vergine in trono ed una santa Margherita.

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EREMO DI SAN LEONARDO IN SELVA (Ruderi di cenobio rupestre – XII secolo)

Località: Sant’Anatolia (RI)                                   Sub-area: Montagne della Duchessa

L’eremo di San Leonardo occupa l’ampio riparo di due cavità naturali all’impervio culmine d’una cengia rocciosa nella valle di Fua, a 1.390 metri d’altezza. La sua presenza è ufficialmente attestata a partire dal 1153 e dai resti murari e marmorei, da un altare piuttosto articolato, da una vasca per l’acqua e quant’altro, si evince che doveva trattarsi di un piccolo ma assai funzionale cenobio benedettino.

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16aGROTTA DI SAN COSTANZO (Romitorio rupestre – XII-XIII secolo)

Località: Sant’Anatolia (RI)

Sub-area: Montagne della Duchessa

La grotta di San Costanzo è una profonda cavità che si apre lungo le pareti scoscese dei monti della Duchessa, sopra l’imbocco della valle di Teve. La 16cavità eremitica è caratterizzata dalla presenza di una cisterna in muratura per la raccolta delle acque di stillicidio, da una finestra naturale e da alcuni gradini intagliati sulla roccia. Una statuina mariana posta all’ingresso alcuni decenni fa evidenzia, anche in lontananza, l’aspetto mistico del luogo.


GROTTA DI SANT’ANATOLIA A COLLEPIZZUTO (Romitorio rupestre – VI secolo)

Località: Sant’Anatolia (RI)                                   Sub-area: Montagne della Duchessa

Della piccola grotta di Sant’Anatolia, situata all’imbocco della sterrata che conduce all’antico borgo di Cartore, si sa poco o nulla. La tradizione vuole che per qualche tempo vi abbia trovato riparo la Santa martire nel corso della sua fuga dalle persecuzioni.

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GROTTA DI SAN MICHELE (Santuario rupestre – VIII-IX secolo)

18aLocalità: Varco Sabino (RI)

La grotta di San Michele è uno dei tanti santuari dedicati al culto micaelico diffusosi in maniera preponderante a partire dal VI secolo. Ricalcando fedelmente il modello garganico, legato al rapporto simbiotico tra grotta ed acqua, il santuario di Varco già nel 1252 è attestato come meta di devozione e pellegrinaggio nel corso delle transumanze tra la terra sabina e quella abruzzese.


CIOCIARIA

19aCAPPELLA ZANCATI (Cappella rupestre – XIV secolo)

Località: Paliano (FR)

La cappella Zancati si trova ai piedi di una collina, poco distante da Paliano, ed è in realtà una grotta interamente scavata nella roccia e pressoché mimetizzata con la fitta vegetazione. Di origine incerta, forse di 19poco antecedente al XV secolo, all’interno si trova una nicchia vuota che, fino al 1632, conteneva l’affresco della Vergine cui è stata dedicata. L’opera, ora custodita presso la Collegiata di Sant’Andrea, risale probabilmente al XV secolo ed è un trittico che raffigura la Madonna in trono con Bambino affiancata da san Giovanni Battista e san Francesco.


COLLI ALBANI 

BASILICA DI SAN SENATORE (Chiesa rupestre – V-VI secolo)

Località: Albano Laziale (RM)

20dLa catacomba di San Senatore che, similmente ad altri cimiteri di Roma o del Lazio, occupa un’antica cava dismessa al disotto dell’attuale convento di Santa Maria della Stella, custodisce un rilevante numero di testimonianze pittoriche d’età paleocristiana e medievale, per lo più concentrate nella cosiddetta “cripta storica o venerata”. Nella fattispecie, si tratta di una sorta di basilichetta ipogea, rischiarata da un poderoso lucernario, principale luogo di culto dell’intero cimitero probabilmente perché, in una nicchia di fondo, erano contenute le spoglie del Santo martire. Di epoca medievale è la pittura che, sulla parete di fondo, leggermente absidata, rappresenta un Cristo pantocratore affiancato a sinistra dalla Vergine e a destra da san Smaragdo, un santo molto venerato in pieno medioevo. Mentre nella parete di fondo della cappella contigua, un pannello del V secolo mostra, invece, le evidenti tracce pittoriche di un altro Cristo attorniato dai santi Pietro, Paolo e Lorenzo.

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ROMITORIO DI SANT’ANGELO IN LACU (Ruderi di cappella-romitorio rupestre – XII secolo)

Località: Albano Laziale (RM)

I resti del romitorio di Sant’Angelo in Lacu si trovano sul versante meridionale del lago di Albano, in mezzo ad una magnifica lecceta. Citato da documenti ufficiali sin dal 1116, è stato utilizzato dai frati eremiti guglielmiti fino al 1660. Si possono osservare i ruderi di una cappella duecentesca, di un campanile e di un portale scalpellato.

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22cSPECO DI SAN MICHELE ARCANGELO (Oratorio rupestre – IV-V secolo)

Località: Nemi (RM)

Lo speco di San Michele Arcangelo è una caverna naturale situata in un costone roccioso al disotto del castello di Nemi. Probabilmente, già all’epoca delle persecuzioni, viene utilizzato dai cristiani della vallata per celebrare i loro riti al sicuro 22e più avanti, a partire dal XVII secolo, diventa anche la sede abituale di diversi eremiti. È grezzamente affrescato con immagini sacre e, per quanto deperite, sono ancora piuttosto evidenti le raffigurazioni di una Crocifissione con due Santi e del “Castello visto dal lago”, così come doveva apparire in quel tempo. A causa della volta pericolante, almeno fino a quando non si darà corso ad un restauro, ne è giustamente impedito l’accesso.

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MONTI AURUNCI

23aEREMO DI SAN MICHELE ARCANGELO (Santuario rupestre – IX secolo)

Località: Maranola di Formia (LT)

L’eremo di San Michele Arcangelo, situato alle pendici del monte Altino a 1.220 metri d’altezza, è un piccolo santuario incastonato nella roccia di un costone a strapiombo. Le origini dell’antico santuario sono attestate all’830, ancorché la facciata in stile neogotico è stata ricostruita nel 1893. In quella occasione venne riadattata la cavità rocciosa per meglio accogliere la chiesa, con una nicchia ospitante  una statua di san Michele sopra l’altare ed un ampio spazio per far posto ai fedeli. La facciata è singolarmente caratterizzata da un rosone che sovrasta l’arco della porta d’ingresso e permette alla luce di filtrare; all’interno, alcune vasche hanno il compito di raccogliere l’acqua sorgiva che stilla ininterrottamente dalla volta rocciosa.

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MONTI AUSONI

24GROTTA DI SAN PANCRAZIO (Romitorio rupestre – XV secolo)

Località: Fondi (LT)

Sub-area: Parco Regionale dei Monti Ausoni e Lago di Fondi

24aDella piccola grotta di San Pancrazio, situata nella valle di Vardito, all’interno del parco dei monti Ausoni, si hanno scarse notizie. Rimasta nascosta da un muro di protezione da cui si apriva, anticamente, il portale d’accesso alla chiesetta, sul soffitto interno reca ancora visibili le tracce pittoriche di un cielo stellato. Una cavità adiacente sembra ricalcare il tipico ambiente di una dimora eremitica.


MONTI CIMINI

EREMO DELLA SANTISSIMA TRINITA’ (Chiesa e ruderi di convento – XII secolo)

Località: Soriano nel Cimino (VT)

ss. trinita-fronteAlle falde del monte Cimino (oltre 600 m/slm), nei pressi del sentiero che una volta univa Soriano nel Cimino a Bagnaia, si trovano i resti di un antichissimo convento agostiniano con la chiesa dedicata alla Santissima Trinità. Fondato tra il 1159 ed il 1164, venne frequentato dal pontefice Niccolò III Orsini che si curò di ampliarlo. Ma sarà soprattutto il frate agostiniano Egidio da Viterbo, ospite dell’eremo nei primi anni del Seicento, che, subito dopo la nomina cardinalizia e ricorrendo al generoso contributo dei fedeli, del castellano Bernardo Alidosi e della nobildonna Giulia Farnese, s’impegnerà in un’efficace opera di restauro ed ulteriore ampliamento dell’intera struttura. Ai giorni nostri, dopo che il convento è andato per lo più distrutto, rimane la sola chiesa mononavata che, in seguito ad un recente e provvidenziale restauro, è stata inglobata nel complesso della Tenuta di Sant’Egidio (Fondo Paterno). Non va infine trascurato che nelle immediate vicinanze della chiesa, sulla sommità di alcuni ammassi rocciosi, è ancora individuabile l’anfratto, meglio noto come “sasso del beato Lupo”, che servì da rifugio all’eremita Lupo Franchini da Corviano, vissuto tra il XIII ed il XIV secolo.

Francesca Pandimiglio per Odisseo


GROTTA DEL SANTISSIMO SALVATORE (Ruderi di cenobio rupestre – IX-X secolo)

Località: Vallerano (VT)

25dCon il nome di grotta del Santissimo Salvatore viene identificato quel che rimane (dopo il catastrofico distacco d’un costone di roccia che alla fine dell’800 ha spaccato in due gli ambienti rupestri) del piccolo cenobio benedettino scavato nel tufo dell’alta falesia che costeggia il rio delle Cannucce a circa un chilometro, in direzione nord-est, dall’abitato di Vallerano.  La struttura constava di due livelli: al piano superiore, una serie di vani comunicanti con molta probabilità fungevano da celle per i monaci; al livello inferiore, invece, si aprono due grandi vani sempre comunicanti e interamente decorati con pitture risalenti all’epoca altomedievale. Soprattutto nel vano adibito a cappella, a pianta rettangolare, con altare, varie nicchie ed una finestra, sono ancora miracolosamente conservati gli affreschi con scene della Comunione degli Apostoli, di una Vergine con Bambino affiancata dalle sante Lucia, Agnese e Sofia, e di una Crocifissione.

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GROTTA DI SANT’ANGELO (Chiesa rupestre – XII-XIII secolo)

Località: Vallerano (VT)

La grotta di Sant’Angelo, in località Monti Festo, fa parte di un’area di notevole interesse archeo-storico comprensiva di quattro gruppi di ambienti ipogei con evidenti segni di insediamenti monastici. Fermo restando che si tratta di grotte abitate sin dalla preistoria e più avanti, in epoca cristiana, utilizzate come dimore o luoghi di sepoltura, nel caso della grotta di Sant’Angelo, siamo in presenza di una grande caverna naturale con un pilastro centrale che sostiene e distingue due ambienti sacri interni con nicchie un tempo affrescate, raffiguranti san Michele Arcangelo, sicuramente opera di una piccola comunità eremitica benedettina.

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GROTTE DI SAN LEONARDO (Cenobio rupestre – XII-XIII secolo)

Località: Vallerano (VT)

27Le grotte di San Leonardo si trovano all’interno di una prominenza tufacea contornata da un ampio castagneto che ricopre le colline dell’omonima località. Il complesso rupestre consta di diversi ambienti su due piani sfalsati e tutti comunicanti tra loro, molti dei quali di servizio (pozzo, forno, nicchie con ripiani lignei), fino ad arrivare ad una zona absidata con al centro un masso rozzamente levigato con funzione di altare. L’enorme volumetria dell’insediamento, l’indubbia capacità nel saper creare ambienti ed elementi perfettamente puliti, l’uso di archi a tutto sesto e di aperture strombate inducono a collocare il cenobio rupestre tra il XII ed il XIII secolo.

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CAPPELLA DI SAN SILVESTRO PAPA (Ruderi di cappella e romitorio rupestri – VII-VIII secolo)

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La cappella di San Silvestro Papa, situata al centro dell’omonima valle, nei pressi del parco dei Fontanili appena fuori l’abitato, è quel che rimane della piccola chiesa rupestre altomedievale dedicata al Santo papa. In gran parte scavata nel tufo, la struttura è impreziosita da una volta a botte realizzata con blocchi a secco e tracce evidenti di affreschi alle pareti. Lungo il lato orientale vi è un passaggio che ne consente il collegamento con un ambiente ipogeo, originariamente utilizzato come tomba falisca e più avanti, data la presenza di un vano soppalcato con giacigli, come romitorio per i monaci.

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CELLA DI SANTA ROSA (Romitorio rupestre – XIII secolo)

Località: Vasanello (VT)

La cosiddetta Cella di Santa Rosa è quel che rimane del piccolo santuario rupestre interamente scavato nel tufo dove, secondo la tradizione, si sarebbe rifugiata la Santa nel corso delle persecuzioni di Federico II. All’origine, l’ipogeo si avvaleva di una struttura esterna con travature in legno infisse nella roccia e poggiate su una probabile parete absidale, ora in larga parte crollata. Mentre i numerosi blocchi di peperino rinvenuti lungo il pendio lasciano supporre, anche qui, il crollo di una infrastruttura muraria costruita a ridosso della parete rocciosa. Per il resto, l’interno della grotta (un paio di vani indipendenti) era ricco di affreschi di cui ormai restano labili tracce.


30aGROTTA DI SAN LORENZO (Oratorio rupestre – IX-X secolo)

Località: Vignanello (VT)

La grotta di San Lorenzo è in realtà un insediamento rupestre articolato su più livelli e scavato nella roccia di un costone tufaceo parzialmente celato da un bosco di querce ad un paio di chilometri a 30sud di Vignanello. In particolare, in uno degli ambienti a pianta irregolare e contraddistinto da una serie di nicchie, sono ancora custodite in discreto stato di conservazione interessanti testimonianze di un dipinto d’età medievale. Si tratta dell’immagine di una Vergine in trono con Bambino benedicente affiancata dall’Arcangelo Michele e da un altro santo non meglio identificato, risalente con buona approssimazione al X secolo.


EREMO DI PIERDOMENICO ALBERTI (Romitorio rupestre – XV secolo)

Località: Bagnaia di Viterbo (VT)31b

Il cosiddetto “eremo di Pierdomenico Alberti”, scavato alle pendici del monte di Sant’Angelo, in località Campo San Pietro poco distante dall’attuale santuario di Madonna della Quercia, è la grotta dove ha vissuto in eremitaggio a metà del Quattrocento il sant’uomo senese. La tradizione vuole che la grande quercia presente nella boscaglia rappresentasse un vero e proprio tesoro, non certo d’oro e preziosi, ma in grado di dispensare miracoli e grazie, in virtù della prodigiosa immagine della Vergine che di tanto in tanto compariva tra le fronde. Un secolo dopo in quel luogo sarebbe sorto il santuario che tutt’oggi custodisce e venera la sacra effigie.

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MONTI ERNICI

EREMO DELLA MADONNA DELLE CESE (Cappella e romitorio rupestre – VI-XIII secolo)

Località: Collepardo (FR)

32aL’eremo della Madonna delle Cese deve le sue origini ad un’antica tradizione popolare secondo cui un pio e santo eremita, nella prima metà del VI secolo, si sarebbe ritirato in un anfratto delle Cese per condurre vita penitente, e che proprio lì gli sarebbe apparsa la Madonna lasciando l’immagine impressa sulla pietra. La costruzione nel 1204 di un piccolo oratorio rupestre va invece accreditata a papa Innocenzo III, al fine di onorare una promessa fatta poco tempo prima al vecchio eremita che abitava nella cella. La chiesina, ampliata e ristrutturata nel XVII secolo, custodisce un quadro con un’immagine della Madonna del Carmelo, protettrice degli eremiti ed oggetto di venerazione e pellegrinaggio.

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EREMO DI SAN DOMENICO (Romitorio rupestre – X secolo)

Località: Collepardo (FR)

L’eremo di San Domenico è situato nell’anfratto del monte Porca scelto nel 983 dal monaco benedettino Domenico da Foligno per ritirarsi in penitenza assieme al fedele compagno Giovanni. Trascorsi tre anni nella grotticella, allorquando la fama di santo eremita cominciava a propagarsi in tutta la zona, scenderà a valle e sarà destinato a33c fondare nel 996 il più antico dei cenobi benedettini, ora pressoché diruto. All’interno dell’eremo, di recente restaurato a cura dei monaci di Trisulti, è custodito un busto bronzeo del Santo.

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EREMO DI SANT’AGNELLO (Cenobio e romitorio rupestri – VI-VII secolo)

Località: Guarcino (FR)

L’eremo di Sant’Agnello, aggrappato alle dirupate pendici della montagna che sovrasta Guarcino, è l’ampia e profonda grotta dove il Santo abate si ritirò per ben sette anni. Accanto alla grotta vi sono i resti di una chiesa e di un piccolo monastero addossati alla roccia, la cui probabile costruzione è verosimilmente posteriore alla santificazione di Agnello: quindi nei primi anni del VII secolo. La tradizione riporta che, nell’alto-medioevo, si deve proprio alla popolazione di Guarcino la trasformazione della grotta in un luogo di culto; e che i monaci che l’hanno abitato siano stati benedettini. L’importanza del monastero nei secoli a venire è attestata da diversi documenti papali, ma da quando nel 1350 un terremoto lo distrusse quasi del tutto il complesso religioso cominciò ad essere abbandonato. Solo quattrocento anni più tardi si riuscirà a ricostruire la chiesa e parte del vecchio cenobio per ospitare gli eremiti, favorendone la funzionalità anche attraverso le varie guerre ed arrivare fino ai nostri giorni.

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35aGROTTA DEL BEATO ANDREA (Romitorio rupestre – XIV secolo)

Località: Piglio (FR)

35La grotta del Beato Andrea Conti si trova all’interno del convento francescano di San Lorenzo, alle falde del monte Scalambra, edificato – si dice – da san Francesco al rientro dalla Terrasanta intorno al 1220, ed è la strettissima fessura nella parete rocciosa dove il beato, ispiratore del primo Giubileo del 1300, visse da eremita per circa quarant’anni.


EREMO DI SAN MICHELE ARCANGELO (Cappella-romitorio – VII secolo)

Località: Serrone (FR)

L’eremo di San Michele Arcangelo è adagiato, a quota 1.100 metri, su un costone roccioso del monte Scalambra, a breve distanza dal paese. La tradizione lega le sue origini a san Benedetto che, nel 600, si è fermato a soggiornare in contemplazione colpito dalla bellezza del luogo. L’antico romitorio benedettino è stato completamente restaurato nel 1758 e dedicato al Santo patrono di Serrone.

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GROTTA DI PESCHIO PARADISO (Romitorio rupestre – XII-XIII secolo)

Località: Santa Maria Amaseno di Veroli (FR)

La grotta di Peschio Paradiso è un’alta e poco profonda fenditura della parete rocciosa che si affaccia sull’omonimo fossato. Dalle opere murarie, da una cisterna per la raccolta delle acque ma, soprattutto, dallo sviluppo verticale interno su tre livelli abitativi si presume la presenza stabile di un piccolo gruppo di eremiti.


MONTI LEPINI

GROTTA DI SANT’ANGELO (Santuario rupestre – VI secolo)

Località: Morolo (FR)

38aLa grotta di Sant’Angelo si trova nell’omonima valle a poca distanza da Morolo, accanto alla chiesa dell’XI secolo dei santi Angelo e Martino, più volte crollata per gli eventi franosi della sovrastante montagna. La grotta consacrata, come tutte le altre, alla memoria dell’apparizione di san Michele Arcangelo sul monte Gargano è tutt’ora un luogo di culto e di devozione da parte dei morolesi.

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EREMO DI SANT’ERASMO (Chiesa ed ex romitorio – XI-XIII secolo)

Località: Roccagorga (FR)

L’eremo di Sant’Erasmo è situato a circa 850 metri d’altezza sul versante meridionale del monte Semprevisa all’interno dell’oasi naturale dei Lepini. Realizzato tra l’XI ed il XIII secolo si compone di una piccola chiesa dedicata al santo e di un monastero che, in seguito ad una corposa ristrutturazione, è stato riadattato a locanda-ostello.

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EREMO DI SAN LEONARDO (Chiesa-romitorio – XIII secolo)

Località: Sgurgola (FR)

L’eremo di San Leonardo si trova adagiato a mezza costa della montagna a sud del paesino ciociaro, a 693 metri di quota. Eretto sui resti di un monastero preesistente da monaci eremiti celestini, peraltro già presenti a Ferentino ed a Supino, probabilmente intorno alla fine del Duecento, all’interno conserva tutt’ora la venerata statua di San Leonardo di Noblat, patrono di Sgurgola. Nei pressi dell’eremo sgorga una fonte d’acqua perenne.

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MONTI PRENESTINI

GROTTA DI SAN BENEDETTO (Romitorio rupestre – VI secolo)

Località: Capranica Prenestina (RM)

La grotta di San Benedetto è lo stretto ed angusto pertugio in cima ad una rupe del monte Guadagnolo dove il Santo da Norcia, di passaggio a Roma, ha vissuto per oltre due anni in solitudine e preghiera. Sulla stessa rupe, poco più in basso, è adagiato l’antico santuario della Mentorella, fondato da Costantino 1800 anni fa e interamente ricostruito nel XVII secolo, meta di un incessante pellegrinaggio.

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42aCAPPELLA DI SANTA MARIA DI CAVAMONTE (Cappella semirupestre – XV secolo)

Località: Gallicano nel Lazio (RM)

42bLa piccola cappella di Santa Maria di Cavamonte si trova nei pressi del bivio per Zagarolo, lungo la cosiddetta “via Francigena del sud”, suggestivamente incastonata nella parete di tufo della tagliata. Nei dintorni, i resti del ponte del Fico, ad arcata unica e di epoca sillana e, poco più avanti, il ponte Amato, il ponte romano su cui transitava l’antica via Prenestina.


GROTTA RUMICE (Romitorio rupestre – VI secolo)43

Località: Castel San Pietro di Palestrina (RM)

Con il toponimo “rumice”, che evoca il termine romitorio, è da sempre conosciuta la piccola grotta naturale che si trova nell’area sovrastante il quartiere degli Scacciati a Palestrina e si apre a metà del sentiero di mezza costa che anticamente saliva sino a Castel San Pietro. In questo luogo, angusto ed inospitale, la tradizione vuole che nel VI secolo le tre eremite Herundine, Romola e Redenta si siano rifugiate per astrarsi dal mondo civile e raccogliersi in preghiera.


MONTI SABATINI

CHIESA DI SANTA FIORA (Chiesa rupestre – IV-V secolo)

Località: Bracciano (VT)

44La chiesa rupestre di Santa Fiora o di Madonna della Fiora, rimasta nascosta per secoli e scoperta solo di recente, è in realtà un antico ninfeo o santuario pagano di epoca classica successivamente trasformato in luogo di culto cristiano. Per il resto, non va trascurato che il sottosuolo della chiesa è attraversato da una rete di canali per la raccolta dell’acqua. E’ infatti storicamente assodato che le sorgenti acquifere intorno e sotto la chiesa, ora prosciugate, erano tra le più importanti fonti di approvvigionamento idrico per l’antica Roma.


CRIPTA DI SANTA CATERINA DEI GIUSTINIANI (Chiesa rupestre – IV-VI secolo)

45bLocalità: Trevignano Romano (VT)

Quella di Santa Caterina dei Giustiniani è una chiesa rupestre d’epoca tardo-antica venuta alla luce nel corso di recenti scavi archeologici condotti nell’area circostante il laghetto di Martignano. Si tratta di un 45agruppo di ambienti ipogei ricavati nella parete tufacea di fronte al promontorio di Pizzo Prato e strutturati attorno ad una cripta a navata unica e voltata a botte. All’interno, oltre ad una nicchia con croce incisa, sono visibili il transetto di comunicazione con gli altri ambienti adiacenti e, nella parete di fondo, l’abside con i resti di una base d’altare a blocco.


MONTI SABINI

EREMO DI SAN CATALDO (Chiesa-romitorio rupestre – IX-X secolo)

Località: Cottanello (RI)

46cL’eremo di San Cataldo, situato alle porte di Cottanello, dedicato al Santo patrono vissuto tra il VI ed il VII secolo, è placidamente incastonato nella roccia da oltre un millennio. All’interno, nella volta a crociera della piccola cappella, sono tutt’ora custoditi affreschi di particolare bellezza, come un dipinto del Redentore del IX-X secolo ed altri affreschi quattrocenteschi. In particolare, il prezioso dipinto del Redentore è venuto alla luce quando, nel corso dell’ultimo conflitto mondiale, i tedeschi hanno fatto saltare il ponticello antistante, causando la screpolatura di un affresco del ’700 che lo copriva. E peraltro il “TAU”, l’inconfondibile firma di san Francesco, che compare proprio sulla tunica del Cristo, conferma l’ipotesi che il Santo si sarebbe fermato da queste parti durante le sue peregrinazioni in Valle Santa.

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GROTTA DI SAN MICHELE (Santuario rupestre – IV secolo)

Località: Monte San Giovanni in Sabina (RM)

La grotta di San Michele, incavata in una propaggine rocciosa ai piedi del monte Tancia, è un piccolo santuario rupestre originariamente dedito al culto pagano per la dea Vacuna, divinità sabina delle acque e dei boschi, com’è testimoniato dalla figura femminile scolpita in una stalattite e trafugata 25 anni fa. La tradizione tuttavia la vuole cristiana sin dal IV secolo, quando il santo papa Silvestro, dal suo ritiro sul Monte Soratte, avrebbe visto due angeli scendere dal cielo e sconfiggere il terribile serpente che vi si era insediato: una chiara rappresentazione del trionfo del cristianesimo sui culti pagani. Nei secoli seguenti nei pressi della grotta è sorto anche un romitorio per una piccola comunità stabile di monaci, di cui rimangono però solo pochi resti semisommersi dalla vegetazione. All’interno vi è tutt’ora ben conservato un altare sovrastato da un piccolo ciborio affrescato con immagini del Cristo, nell’archivolto, e della Madonna con Bambino, al di sopra dell’altare. Sulle pareti della grotta gli effetti cromatici di altri affreschi con iconografie sacre della Vergine e di san Michele si contrappongono all’imperturbabile formazione di stalattiti e stalagmiti dovuti allo stillicidio della volta calcarea.

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EREMO DI SAN LEONARDO (Romitorio rupestre – VII-IX secolo)48

Località: Roccantica (RI)

L’eremo di San Leonardo è in realtà una cappella in muratura edificata all’interno di una grotta naturale nei pressi di Roccantica. Dell’antico eremo benedettino, databile tra il VII ed il IX secolo, sono ancora visibili i resti delle mura perimetrali dell’abitazione dei monaci, dell’altare centrale con tracce di affreschi, di un forno e di un pozzetto d’acqua perenne. Interessante l’affresco di San Leonardo e Santa Caterina, opera di Jacopo da Roccantica, nella parete di sinistra.

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SABINA

RUDERI DI SAN MARTINO (Ruderi di cenobio ed oratorio rupestre – XI secolo)

Località: Fara Sabina (RI)

I ruderi di San Martino si trovano sulla cima del monte Acuziano e sono quel che resta dell’imponente abbazia di San Martino. Le testimonianze accertano che già nel VI secolo san Lorenzo Siro, il fondatore della vicina abbazia di Farfa, sul luogo di un’antica villa e di un tempio pagano, aveva realizzato delle celle eremitiche assieme ad un oratorio ricavato in una grotta. E che poi, nel 1097, l’abate Bernardo pensò di trasformare in una grande abbazia, senza però riuscire a completare l’opera a causa della sua morte. Nonostante altri vani tentativi, l’abbazia è rimasta incompiuta e quindi abbandonata per sempre al suo inesorabile destino.

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GROTTA DI SAN NICOLA (Chiesa rupestre – VII-IX secolo)

Località: Setteville di Guidonia Montecelio (RM)

La grotta di San Nicola, pressoché nascosta nella fitta vegetazione di un avvallam50bento, fino a pochi decenni fa sede di un laghetto, nella zona dell’abitato di Marco Simone, è una chiesa rupestre scoperta alla fine dello scorso secolo che versa in uno stato di totale e deprecabile abbandono. Il particolare impianto della struttura fa ipotizzare che la chiesa sia stata ricavata da preesistente mitreo, com’è testimoniato dalla presenza dei podi laterali, degli affreschi sulla volta, del pozzo di luce in corrispondenza dell’altare e quant’altro. D’altra parte, dei successivi affreschi medievali resta ben poco, fatte salve alcune stelle rosse sulla volta, una bellissima croce e delle tracce di un grosso medaglione raffigurante l’Angelo.


EREMO DI SAN BENEDETTO (Chiesa-romitorio – XIV secolo)

Località: Montebuono (RI)

Il piccolo eremo di San Benedetto, che sorge sull’omonima altura nei pressi di Montebuono, nasce come chiesa rurale intorno alla prima metà del ‘300. Il primo eremita viene attestato all’inizio del XVII secolo e da allora è sempre stato considerato dalla popolazione locale come meta di pellegrinaggio e devozione.

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EREMO DI SANT’ANGELO (Ruderi di cenobio rupestre – XV secolo)

Località: Montorio Romano (RM)    52

Sub-area: Parco Regionale dei Monti Lucretili

Quel che rimane dell’eremo di Sant’Angelo si può ancora rinvenire nella boscaglia di monte Pelato, nel parco naturale dei monti Lucretili. All’origine esisteva solo una piccola cappella dentro una grotta naturale cui, successivamente, venne aggregato un romitorio francescano. Nonostante lo stato di rovina e di abbandono in cui versa, l’eremo rimane nel cuore delle popolazioni locali soprattutto per due figure: la prima, quella del beato Amadeo Portoghese che a metà del ’400 scelse questo luogo per il suo eremitaggio; e la seconda, quella più enigmatica di Davide Lazzaretti che proprio qui trovò la conferma divina della sua missione: la nascita ad Arcidosso di un nuovo e discusso culto.

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EREMO DI SAN MICHELE ARCANGELO (Santuario rupestre – VIII-IX secolo)53

Località: Montorio in Valle di Pozzaglia Sabina (RI)

53bL’eremo di San Michele Arcangelo è la piccola chiesa rupestre costruita in epoca incerta attorno ad una grotta nei pressi della località Montorio in Valle (la valle del Turano), nel luogo in cui, secondo una leggenda locale, il giovane santo guerriero avrebbe trafitto a morte un terribile drago. In realtà è uno dei tanti luoghi cristiani dediti al culto micaelico che, a partire dal 490, dal Gargano si diffuse in tutta la penisola.

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54EREMO DI SANT’ANGELO (Cenobio rupestre – XII-XIII secolo)

Località: San Polo de’ Cavalieri (RM)

Sub-area: Parco Regionale dei Monti Lucretili

54cL’eremo di Sant’Angelo, arditamente addossato alla parete rocciosa (con cui si mimetizza) del monte Morra, è conosciuto anche come “conventillo” giacché all’origine, tra il XII ed il XIII secolo, era stato concepito come convento per poi diventare in un secondo momento un vero e proprio romitorio. Costruito in pietra locale, si sviluppa in più piani con alcuni vani di minuscole proporzioni addirittura scavati direttamente nella roccia, il tutto collegato da una scala interna. E poi la chiesetta con due altari, il refettorio, una grande stanza con camino, la cantina, le nicchie, i raccoglitori dell’acqua piovana, a completamento di un’opera semplice, funzionale e, per quanto da tempo abbandonata all’incuria del tempo, ancora capace di impressionare per la sua “resistenza”.

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TUSCIA

EREMO DI CENTOCELLE (Chiesa e romitorio – IX secolo)55b

Località: Allumiere (RM)                         Sub-area: Monti della Tolfa

L’eremo di Centocelle o della Trinità, sicuramente il più antico santuario dei monti della Tolfa, è situato in un luogo tranquillo e silenzioso ad un paio di chilometri da Allumiere e, secondo la tradizione, ha accolto tra le sue mura sant’Agostino che proprio qui ha dettato le regole del suo ordine monastico. La costruzione, che probabilmente risale all’età medievale (IX secolo), ha subito vari rifacimenti che non permettono di riconoscerne la primitiva architettura. In ogni caso il santuario è sopravvissuto fino al 1656, anno in cui fu soppresso da papa Alessandro VII pur continuando ad ospitare un eremita. E’ stato più volte ristrutturato e abbandonato con la morte dell’ultimo frate eremita nel 1818. Da qualche anno, al termine di un completo restauro, è affidato alla cura di alcuni religiosi.

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56GROTTA DI SAN BONAVENTURA (Romitorio rupestre – XIII secolo)

Località: Civita di Bagnoregio (VT)

56aQuella che nel medioevo prende il nome di grotta di San Bonaventura è in realtà un’antichissima sepoltura etrusca ricavata a strapiombo sulla rupe tufacea poi occupata da Civita di Bagnoregio, la città che muore. La tradizione ci riporta che in questa grotta abbia alloggiato per alcuni giorni san Francesco, in occasione della fondazione di un locus francescano, e che sempre qui lo stesso sia riuscito a risanare miracolosamente san Bonaventura da Bagnoregio, al secolo Giovanni Fidanza.


GROTTA DI SAN SIMONE (Oratorio rupestre – VII-VIII secolo)

Località: Barbarano Romano (VT)

57Sub-area: Parco Regionale Marturanum

La grotta di San Simone, che si trova all’interno della necropoli etrusca (VIII a.C.) di San Giuliano, nei pressi del lussureggiante pianoro del torrente Biedano, è una grande tomba etrusca interamente scavata nel tufo e riadattata in epoca medievale a luogo di culto, probabilmente appannaggio di un piccolo insediamento cenobitico. Sulla parete di fondo è tutt’ora leggibile un affresco con la Presentazione di Gesù al Tempio.


CHIESA DI SAN GIOVANNI A POLLO (Ex chiesa semirupestre – IV-XI secolo)

Località: Bassano Romano (VT)

58bLa chiesa di San Giovanni in Apollo detta a Pollo è l’elemento principale dell’omonimo nucleo rupestre che si trova nel fosso della Rovignola tra Sutri e Bassano Romano. Si tratta di una costruzione mista: una parte, in muratura a pianta rettangolare con un sostegno ligneo al centro di fattura relativamente recente; ed una parte, più antica, scavata nel tufo ed arricchita da diverse nicchie con arcosoli. Purtroppo l’affresco che arricchiva la parete absidale, con il Cristo benedicente tra i santi Giovanni Battista, Giovanni Evangelista, Pietro e Paolo, è oggi assai compromesso e di difficile datazione. In ogni caso questa antichissima chiesa, ora ridotta a deposito di attrezzi agricoli, rappresenta un ennesimo innesto tra il culto pagano (per il dio Apollo) e quello cristiano.

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GROTTA DI SAN VIVENZIO (Romitorio rupestre – IV-XII secolo)59

Località: Blera (VT)

La grotta di San Vivenzio si trova sotto l’omonima chiesa nella zona di Norchia (necropoli rupestre), vi si accede attraverso uno stretto cunicolo ed è da sempre meta di un ininterrotto pellegrinaggio da parte degli abitanti di Blera, di cui è patrono. La tradizione vuole che il Santo, vissuto nella seconda metà del IV secolo, vi abbia trascorso larga parte della sua vita eremitica. Negli scorsi anni, all’interno della grotta, sono stati rinvenuti pregevoli affreschi eseguiti tra il XII ed il XIII secolo.

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GROTTA DI SANTA CRISTINA (Cappella e cripta rupestre – IV secolo)

Località: Bolsena (VT)

La grotta di Santa Cristina, cuore dell’omonima basilica, è composta da una cappella oratorio e da un piccolo santuario ipogeo, parte iniziale delle catacombe. Originariamente luogo di culto pagano, è comunque la parte più antica della basilica visto che la sua esistenza è già attestata nel IV secolo dalla lapide ritrovata nel 1880 accanto alla tomba della Santa. Nella cappella interamente affrescata, sotto un pregevole ciborio carolingio, è custodito l’altare del miracolo, un prezioso manufatto dell’VIII secolo sul quale, secondo la tradizione, avvenne un miracolo eucaristico. Di fronte all’abside, una statua quattrocentesca della Santa nel sonno della morte con gli attributi del suo martirio. Nel60c sottostante ambiente ipogeo viene invece conservata la tomba della martire, un semplice sarcofago del IV secolo.

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CHIESA INFERIORE DI SANTA MARIA DI MONTECASOLI (Chiesa e cripta rupestre – XIII-XV secolo)

61Località: Bomarzo (VT)

La chiesa di Santa Maria di Montecasoli, quella di oggi in gran parte risalente al XVI secolo, è stata sicuramente eretta in epoca romanica su un luogo di culto più antico situato tra la collina di Montecasoli ed il comprensorio di Vezza. Della struttura romanica rimane il fianco nord, con due filari di blocchi che poggiano sul banco tufaceo in pendenza, le tre monofore che si aprono sugli altri fianchi e la copertura a capriate. Un rozzo incavo, all’interno dell’edificio, fa da cornice ad un breve cunicolo interrato che immette in una chiesa triabsidata, ricavata nel banco tufaceo. L’abside centrale conserva un affresco con due figure di santi (uno è sicuramente san Michele) riccamente decorati, databile intorno al XIII secolo.


GROTTA DELLA MADONNA DI CASTELLUCCIO (Cappella rupestre – VI-VII secolo)

Località: Castel Sant’Elia (VT)

La grotta della Madonna di Castelluccio si trova lungo la strada che da Castel Sant’Elia scende nella profonda valle Suppentonia e, al pari delle altre presenti nella zona, è interamente scavata nella parete rocciosa. All’interno, un altare in mattoni di tufo, piccole nicchie e tracce di decorazioni alle pareti suggeriscono il verosimile utilizzo della cappella rupestre come romitorio da parte di qualche monaco benedettino.

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IPOGEO DI SAN LEONARDO (Oratorio rupestre – VI secolo)

Località: Castel Sant’Elia (VT)

63bLa grotta di San Leonardo, una cavità naturale nella parete nord della valle Suppentonia, oltre a quello di Santa Maria ad Rupes, ora santuario mariano, rappresenta sicuramente il nucleo rupestre più interessante. E’ presumibile che si tratti di uno dei primi insediamenti del monachesimo benedettino nella valle, ipotesi in parte suffragata dalla dedica della chiesa al Santo protettore degli eremiti. La grotta, infatti, può considerarsi come il più importante e antico oratorio rupestre della zona, non solo per la tradizione popolare ma anche per la particolare vicenda storica di cui è stata discreta e silente protagonista: l’incontro del pontefice san Gregorio Magno con la cattolica regina Teodolinda, allora moglie di Agilulfo, re dei Longobardi, per scongiurare l’invasione di Roma. Per il resto, dell’antico oratorio, con due ampi vani absidati, è andato del tutto perduto quello che lo rendeva maggiormente prezioso, e quella straordinaria bellezza pittorica delle pareti ha fatto posto ad un ambiente che, per quanto oggetto di un restauro conservativo, è reso malsicuro dalle fratture della roccia e dalle continue infiltrazioni dell’acqua.

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SANTUARIO DI SANTA MARIA AD RUPES (Santuario rupestre – VI secolo)

Località: Castel Sant’Elia (VT)

Il santuario di Santa Maria ad Rupes occupa il luogo della primitiva grotta-oratorio  scavata nel costone tufaceo della valle Suppentonia, già abitata dai monaci benedettini nel VI secolo. Abbandonato per secoli, pur rimanendo vivo nelle popolazioni locali il culto mariano, il santuario rupestre tornò all’antico splendore verso la fine del ’700 per iniziativa del frate eremita Giuseppe Rodio, non solo sotto il profilo strutturale ma anche sotto quello della funzionalità, favorendo l’accesso alla “grotta della Madonna” con la realizzazione di una imponente scalinata in galleria di ben 144 gradini. Nel 1892, in considerazione di un sempre più crescente flusso di pellegrini, è emersa la necessità di erigere una più ampia chiesa. I lavori furono portati a termine nel 1912 e da quella data il complesso è gestito dai padri micaeliti.

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GROTTE DI SAN CESAREO (Oratorio rupestre – X-XI secolo)

Località: Civita Castellana (VT)

Con il toponimo di matrice medievale di “grotte di San Cesareo” sono identificati alcuni ambienti scavati nel tufo che si affacciano sul versante nord-occidentale del Colle del Vignale, a sud di Civita Castellana, dov’è presente una necropoli. Il complesso rupestre consta di cinque vani a pianta quadrata, in parte comunicanti tra loro, ma solo l’ultimo conserva evidenti tracce di pittura sullo strato di intonaco che ricopre le pareti. In uno dei pannelli si scorgono piuttosto nettamente tre figure di santi, mentre in un altro, nonostante l’avanzato stato di deterioramento della superficie pittorica, vi sono i resti di un Cristo affiancato da altre figure di santi, forse Pietro e Paolo. Per quanto la tipicità strutturale degli ambienti con pilastro centrale rimandi all’epoca etrusco-romana, è assai probabile che in età medievale l’insediamento di San Cesareo sia stato utilizzato come luogo di culto, decorando appunto uno degli ambienti con immagini sacre.

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GROTTE DI SAN SELMO (Cenobio rupestre – XII-XIII secolo)

Località: Civita Castellana (VT)

Le grotte di San Selmo si affacciano a metà altezza della collina che sovrasta il tempio di Giunone Curite, in località Celle, a sud dell’abitato di Civita Castellana. Il complesso rupestre è composto da una serie di ambienti a pianta irregolare comunicanti tra loro, con una probabile funzione di tipo cenobitico. Gli spazi centrali sono caratterizzati da un cospicuo numero di testimonianze pittoriche, ancorché resi quasi illeggibili a causa degli atti vandalici e del trafugamento delle porzioni più significative che negli anni hanno interessato il sito. E’ questa la sorte di un volto del Cristo, di un pannello con la Crocifissione e di altre figure; mentre sono tutt’ora conservati i resti di un riquadro con un santo vescovo. In ogni caso, tanto per i soggetti raffigurati quanto per la ruvidezza dei tratti pittorici che li contraddistinguono, le varie decorazioni sono plausibilmente da attribuirsi alla prima metà del XIII secolo.

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GROTTE DI SANT’IPPOLITO (Romitorio rupestre – XII-XIII secolo)

Località: Civita Castellana (VT)

Del complesso rupestre, oggi menomato dalla strada provinciale che lo taglia sul fronte e dagli edifici dell’Ospedale che lo sovrastano, rimane un’ampia cavità naturale che presenta una serie di ambienti comunicanti tra di loro, alcuni rozzamente intagliati ed a forma irregolare alternati ad altri levigati, intonacati e decorati da affreschi (figure di santi, ecc.) attualmente assai deteriorati.


68dGROTTE DI SAN FAMIANO (Romitorio rupestre – XII secolo)

Località: Faleria (VT)

Le grotte di San Famiano, che devono la denominazione alla tradizione secondo cui il Santo eremita avrebbe trascorso qui i suoi ultimi giorni (intorno al 1150), si trovano nel territorio faleriense, all’interno del bosco di Fogliano, e sono costituite da una serie di ambienti scavati nella fascia tufacea sottostante l’omonimo castello. Di particolare interesse una nicchia con affreschi oggi quasi 68completamente deteriorati dagli agenti atmosferici. Le grotte, con la struttura tipica della cella eremitica, constano di un piccolo ingresso dal quale, con una scala molto ripida, si accede alla camera soprastante, caratterizzata da sedili e da una piccola finestra. A fianco dell’ingresso si trovano un piccolo sedile scavato nella roccia e altri due ambienti ipogei.

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EREMO DI POGGIO CONTE (Chiesa e romitori rupestri – XIII secolo)

Località: Ischia di Castro (VT)

69L’eremo di San Colombano o – com’è meglio conosciuto – di Poggio Conte, situato in località Chiusa dell’Armine, nei pressi del fiume Fiora, è una suggestiva chiesa scavata in un costone tufaceo. Si ritiene che il santuario rupestre, superbamente69b affrescato e con linee architettoniche che richiamano il gotico-cistercense, sia l’opera di una comunità di monaci benedettini cistercensi che nel XIII secolo hanno popolato il territorio. Le decorazioni pittoriche che ornano le vele ed i sottoarchi della chiesa sono per lo più composizioni floreali, mentre tutti gli altri affreschi rappresentano apostoli e altri soggetti sacri. La chiesa è costituita da un corpo centrale e da due cappelle laterali; un ambiente posto ad un piano superiore lascia prefigurare l’eventuale dimora del custode, mentre le altre grotte circostanti sono sicuramente i romitori della comunità cenobitica.

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EREMO DI RIPATONNA CICOGNINA (Chiesa-romitorio rupestre – XV-XVII secolo)

Località: Ischia di Castro (VT)

70L’eremo di Ripatonna Cicognina, in località Chiusa del Vescovo, è scavato in alto sulla parete tufacea che si affaccia sulla valle del fiume Olpeta. Consta di una planimetria alquanto insolita e complessa, si articola infatti su tre diversi livelli e70a con più vani comunicanti tra loro e raccordati da un ballatoio aperto sullo strapiombo ricavato nella roccia al quale si accede mediante una rampa piuttosto ripida. Al di là dei vari ambienti del romitorio e di servizio, tutti a forma irregolare, con porte, finestre e scale interne, la chiesa presenta un andamento rettangolare con abside, presbiterio rialzato e volta a botte. E’ stato  sicuramente abitato tra il XV ed il XVII secolo, facendo soprattutto riferimento alla datazione degli affreschi di scuola senese raffiguranti un sant’Antonio abate ed un altro Santo vescovo che decorano le pareti absidali della chiesa.

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GROTTA DI SANTA LUCIA (Chiesa rupestre – VIII-IX secolo)

Località: Ischia di Castro (VT)

Il carattere sacrale della grotta di Santa Lucia che, nella omonima località del territorio di Ischia di Castro, si apre nella parete tufacea con un andamento curvilineo, è confermato dai tre incavi rettilinei della parete di fronte del vano di entrata che contengono una serie di figure (aureolate) sia pure rozzamente scolpite nella roccia; e, subito oltre, dall’area absidale, con varie nicchie ed un vano attiguo quadrangolare contraddistinto dalla presenza di due croci latine incise alle pareti che, come le figure, sono di datazione assai incerta.

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72CHIESA DI SANT’ANNA (Chiesa semirupestre – IX secolo)

Località: Magliano Romano (RM)

Sub-area: Parco Regionale di Veio

La chiesa o grotta di Sant’Anna, risalente al IX secolo, faceva probabilmente parte di un più articolato complesso religioso edificato 72ada monaci anacoreti siriaci. L’ipotesi è avvalorata dal culto per la Santa assai diffuso soprattutto in Oriente e dal loro insediamento, a partire dal VI secolo, nella zona. La chiesa consta di una facciata in blocchi di tufo e, all’interno, di un modesto altare, sempre in tufo, ornato da affreschi raffiguranti episodi della sua vita.


GROTTA DEGLI ANGELI (Chiesa rupestre – VI-VII secolo)

Località: Magliano Romano (RM)                          Sub-area: Parco Regionale di Veio

La chiesa rupestre o grotta degli Angeli, pure essendo vicina alla cittadina laziale, si trova su una ripa scoscesa del colle Casale immersa o pressoché nascosta in un contesto ambientale estremamente vario, selvaggio e difficile. La cavità naturale è stata più volte rimaneggiata in diverse epoche storiche, e fors’anche utilizzata dagli etruschi come luogo di sepoltura, ma sicuramente è stata adattata a chiesa da monaci anacoreti siriaci tra il VI ed il VII secolo. La chiesa era impreziosita nella volta a botte, nell’arco trionfale e nel presbiterio da affreschi bizantineggianti, alcuni dei quali, databili agli inizi del XII secolo, sono stati accortamente distaccati nel ‘39 e vengono ora custoditi in una chiesa di Magliano Romano.

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SANTUARIO DEI SANTI TOLOMEO E ROMANO (Cappella rupestre – X secolo)

74Località: Nepi (VT)

Il santuario dei Santi Tolomeo e Romano, oggi in disuso, è meglio noto come “catacomba di Santa Savinilla” ed è situato nelle immediate vicinanze dell’attuale camposanto nepesino. Il tempio 74aprimitivo, eretto sulle tombe dei due martiri intorno all’anno Mille, venne fatto demolire nel 1540 e le reliquie traslate in una nuova chiesa. Tuttavia i padri domenicani che lo avevano in custodia, nel corso del XVII secolo, ne curarono la ricostruzione. L’edificio, tutt’ora ben conservato, consta di tre navate e di un ampio presbiterio scavato nella parete tufacea che fa da anticamera alle retrostanti catacombe paleocristiane.


GROTTA DI SAN SILVESTRO PAPA (Ex oratorio rupestre – III-IV secolo)

Località: Sacrofano (RM)                       Sub-area: Parco Regionale di Veio

La grotta di San Silvestro Papa, situata in un costone dell’omonimo monte tra Sacrofano e Castelnuovo di Porto, è sicuramente un santuario ipogeo di epoca paleocristiana utilizzato dal Santo per ritirarsi in meditazione. Completamente interrato nel corso degli anni, conserva ancora i resti di un altare ricavato dalla roccia viva e labili tracce di affreschi sulle pareti intonacate. Purtroppo, venuta a scadere la devozione con il passare dei secoli, ha finito per diventare un ricovero per il gregge.


CHIESA DELLA MADONNA DEL PARTO (Chiesa rupestre – XIII-XIV secolo)

76dLocalità: Sutri (VT)

Sub-area: Parco Regionale Antichissima Città di Sutri

La chiesa rupestre della Madonna del Parto si trova appena fuori dal borgo antico di Sutri, nella zona archeologica ai piedi del colle Savorelli. Databile tra il XIII ed il XIV secolo, è interamente scavata nel tufo e, in seguito ad approfonditi studi del sito, si ipotizza che originariamente l’ambiente ipogeo, esclusa la zona absidale più recente, fosse un mitreo, ovvero un luogo di culto pagano del dio Mitra risalente al I-II secolo, successivamente cristianizzato. La chiesa comprende un vestibolo d’ingresso, a pianta quadrata, con affreschi raffiguranti la Madonna con Bambino tra santa Dolcissima e san Liberato (patroni di Sutri), un san Cristoforo (protettore dei viandanti) ed un san Michele Arcangelo con uno stuolo di pellegrini che si dirige verso il sacro monte; un ambiente principale, a pianta rettangolare a tre navate, suddiviso da dieci pilastri per lato; e la zona absidale, a pianta rettangolare, con un singolare affresco della Natività.

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CHIESA DI SANTA FORTUNATA (Chiesa rupestre – XI secolo)77

Località: Sutri (VT)

Sub-area: Parco Regionale Antichissima Città di Sutri

La chiesa di Santa Fortunata può essere considerata una delle chiese rupestri più antiche dell’area sutrina dato che le sue origini risalgono addirittura all’anno Mille. Della chiesa, da tempo abbandonata, si è quantomeno riusciti a salvare dall’incuria e dalla rovina alcuni affreschi, oggi custoditi presso il museo di Sutri. Fino a qualche decennio fa, nei pressi della chiesa, vi era una sorgente le cui acque, secondo la tradizione, erano accreditate di proprietà taumaturgiche per l’allattamento dei neonati.

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78GROTTA DI SAN CARLO BORROMEO (Romitorio rupestre – X-XI secolo)

Località: Sutri (VT)

La cosiddetta “grotta di San Carlo Borromeo”, in un’area isolata all’interno dell’Oasi di Sapientia, il parco geo-naturalistico appena fuori Sutri, è il piccolo eremo formato da un paio di ambienti scavati in uno sperone tufaceo dove, secondo la tradizione, Carlo Borromeo si ritirava in preghiera e penitenza. Ma non è escluso che, anche dopo la morte del Santo, i frati girolamiti del vicino monastero di San Giacomo lo abbiano a lungo utilizzato come romitorio.                                                                       mmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmm


EREMO DI SAN GIROLAMO (Romitorio rupestre – XVI secolo)

Località: Vetralla (VT)

L’eremo di San Girolamo, alle pendici del monte Fogliano, nel fitto di una bellissima e secolare faggeta (bosco di Sant’Angelo), è stato pressoché interamente scavato nella roccia viva da un certo frate Girolamo Gabrielli, rampollo di una facoltosa famiglia senese, che nella prima metà del ’500 decise di ritirarsi in questa zona della Tuscia per dedicare la sua vita alla meditazione ed alla preghiera.

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VALLE DEL LIRI

80IPOGEO DI SAN MICHELE (Cripta rupestre – XII secolo)

Località: Arpino (FR)

L’ambiente rupestre in questione, forse la sede di un antico luogo di culto pagano, si cela nell’area absidale dietro l’altare maggiore dell’omonima chiesa di Arpino ed è di fatto una cavità rocciosa composta da un paio di vani con pareti e nicchie un tempo rivestite da pregevoli affreschi medievali (XII secolo). Purtroppo oggi, a causa del forte deterioramento della pellicola pittorica per l’incessante trasudo delle pareti, si possono solo intravvedere labili tracce di figure aureolate e frammenti d’una squisita decorazione policroma.

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EREMO DI SANT’ANGELO IN ASPRANO (Chiesa rupestre – XI secolo)

Località: Caprile di Roccasecca (FR)

81L’eremo di Sant’Angelo in Asprano, conosciuto anche come chiesetta rupestre di San Michele, si trova riparato sotto la rupe della montagna dominata dagli imponenti ruderi del castello dei Conti d’Aquino. Già citato dalle fonti ufficiali prima dell’anno Mille, il piccolo edificio religioso è costituito da un’ampio incavo sotto laasprano parete rocciosa che funge da copertura per un ambiente probabilmente adibito all’originario romitorio di una comunità di monaci benedettini, e da una chiesetta con piccola abside. Quest’ultima è preziosamente arricchita da affreschi di scuola bizantina e benedettina dell’XI-XII secolo: nella nicchia frontale dell’abside viene riprodotta l’Ascensione, con il Cristo che benedice al di sopra degli angeli e della Madonna, circondato dagli Apostoli; sulla destra, sono raffigurati sei apostoli con il braccio alzato e l’indice teso verso il Cristo; sulla sinistra, un Cristo benedicente racchiuso in una mandorla che si sovrappone ad un affresco antecedente di epoca longobarda.

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EREMO DELLA SANTISSIMA TRINITÀ (Chiesa e romitorio rupestre – X-XI secolo)

Località: Roccasecca (FR)

L’eremo della Santissima Trinità o dello Spirito Santo, occupa una posizione straordinariamente suggestiva, aggrappato com’è sulla parete rocciosa, all’inizio della profonda e selvaggia gola scavata tra le montagne dal fiume Melfa. A parte la chiesetta in pietra costruita su due diversi livelli e rimaneggiata in epoca più recente, gli ambienti dell’antico romitorio del MC (data incisa in un’acquasantiera) sono ricavati dentro una grotta. Di un certo interesse82c l’impianto di raccolta delle acque piovane che, grazie ad una serie di canaline e condotte, consentiva l’afflusso all’interno di un’apposita vasca.

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ROMITORIO DI SANTA MARIA A PESCLUSO (Ruderi di chiesa-romitorio – VIII secolo)

83Località: Valleluce di Sant’Elia Fiumerapido (FR)

Sub-area: Monte Cifalco

I resti della chiesa medievale di Santa Maria a Pescluso, indicati da un’enorme croce metallica posta sulla vetta del monte Cifalco, a dominare la valle del fiume Rapido, sono parte integrante di quello che all’origine era l’antico romitorio di San Bartolomeo abate, fedele discepolo di san Nilo fondatore del monastero basiliano di 83aGrottaferrata. Il romitorio, dove il Santo dimorò per un anno, si trova non distante dal cenobio benedettino, ormai scomparso del tutto, eretto dall’abate Gisulfo di Montecassino nel 798 che ospitò san Nilo e sessanta confratelli basiliani per oltre quindici anni, e dalla chiesa di San Michele Arcangelo, recentemente ricostruita, ricca di colonne e capitelli d’epoca romana e di affreschi trecenteschi.


VALLE DEL SIMBRIVIO 

GROTTA DI SAN MATTEO E MORA DELLE MONACHE (Chiesa e romitorio rupestri – XVI secolo)

Località: Vallepietra (RM)                                      Sub-area: Parco Regionale dei Monti Simbruini

San Gregorio Magno, nei suoi “Dialoghi”, racconta che san Benedetto nel 1500 fondò nella valle dell’Aniene, che terminava nel bacino di Vallepietra, una dozzina di cenobi, abitati da altrettanti monaci. Anticamente, infatti, il Santuario della Santissima Trinità è stato la residenza del dominus o archimandrita dei cenobiti benedettini che a loro volta abitavano appunto in tante celle separate situate lungo le montagne tra Vallepietra e Subiaco, di cui ancora oggi si possono rinvenire i resti di muri diruti e di immagini sacre dipinte sulla roccia calcarea. In particolare, la chiesa rupestre di San Matteo extra Mœnia, ricavata a ridosso della grotta, viene nominata per la prima volta nel 1515; mentre un’altra caverna, cosiddetta “Mora delle Monache”, secondo la tradizione locale, è stata utilizzata come romitorio da un gruppo di pie donne votate alla preghiera ed alla penitenza.


85aSANTUARIO DELLA SANTISSIMA TRINITÀ (Santuario rupestre – XI-XII secolo)

Località: Vallepietra (RM)

Sub-area: Parco Regionale dei Monti Simbruini

Il santuario della Santissima Trinità è adagiato a 1.300 metri d’altezza su una terrazza a strapiombo del monte Autore, nel territorio del parco dei Simbruini confinante con l’Abruzzo, ed è da sempre la frequentatissima meta d’un pellegrinaggio duro e faticoso per le genti provenienti dalle province laziali ed abruzzesi, anche le più lontane. La devozione popolare alla Santissima Trinità, più che cattolica in senso stretto, è sicuramente espressione di una religiosità e di una cultura di matrice orientale. Tra le diverse tradizioni riguardanti la sua origine, una delle più accreditate la collega infatti a quell’eremo che alcuni monaci basiliani avrebbero costruito sul monte Autore nell’alto-medioevo. In ogni 85caso, l’area dove sorge il santuario ha sicuramente rappresentato un crocevia pressoché obbligato tra la cultura monastica latina di san Benedetto e quella bizantina riferita a san Basilio, come testimoniano gli stessi motivi iconografici della pittura presente nello speco. L’affresco della Santissima Trinità del XII secolo raffigura, infatti, le tre persone divine (Padre, Figlio e Spirito Santo) verosimilmente identiche nell’aspetto e nell’atteggiamento: tutt’e tre sedute che benedicono alla maniera greca (con la mano destra), mostrano sulle ginocchia un libro aperto, hanno la barba e sono circondati da un’aureola luminosa.

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VALLE DEL VELINO

EREMO DI ROTTEVECCHIA (Romitorio rupestre – XIII secolo)

Località: Antrodoco (RI)

86Gli eremiti che l’hanno scelto sono stati certamente attratti dalla selvaggia bellezza del luogo. L’eremo di Rottevecchia è infatti una grande grotta protetta da un muro, cui si accede mediante una scala in pietra sospesa nel vuoto. All’interno, una vasca raccoglie ancora l’acqua fresca che stilla dalle rocce sovrastanti ed una dispensa con scaffali in legno inseriti nella muratura. Il tutto realizzato con pietre raccolte nella zona e una malta assemblata alla buona con inerti e calce presenti sul posto che integrano l’eremo fino a mimetizzarlo con l’ambiente circostante, accrescendone così misticismo e sacralità.


GROTTA DI SANT’ALIATORE (Romitorio rupestre – XIII secolo)

87Località: Antrodoco (RI)

La piccola grotta di Sant’Aliatore si trova nella parete viva dei salti di roccia che sovrastano l’antica via Amiternina, nei pressi di Antrodoco. E’ una semplice ed angusta cavità naturale magicamente caratterizzata dai frammenti di una sacra raffigurazione d’un bellissimo angelo bizantineggiante (XIII secolo?) che si staglia nella parete di fondo. Purtroppo degli eremiti che l’hanno abitato non è dato sapere e lo stesso misterioso Santo da cui prende il nome è legato alla narrazione popolare.


88bSANTUARIO DELLA MADONNA DELLE GROTTE (Chiesa semirupestre – XVII secolo)

Località: Antrodoco (RI)

Il santuario della Madonna delle Grotte incorpora la grotta (con un altare) dove, secondo la tradizione, venne ritrovata un’immagine sacra della Vergine apparsa qualche tempo prima ad una pastorella. Da qui il culto e la devozione degli abitanti della valle che da oltre quattrocento anni venerano la Madonna delle Grotte con incessanti pellegrinaggi e processioni.

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89aSANTUARIO DELLA MADONNA DEI BALZI (Chiesa rupestre – XIII secolo)

Località: Grotti di Cittaducale (RI)

La piccola chiesa della Madonna dei Balzi occupa una delle numerosissime grotte che si aprono tra i balzi di roccia del fianco sud-est di monte Ponzano, lungo il sentiero che conduce all’antica fortificazione rupestre di Grotti. Le prime notizie storiche sul santuario risalgono al 1252 mentre altre al 1590, ancorché l’intitolazione ufficiale alla Vergine dei Balzi è del 1738. Sotto il profilo strutturale, a 89parte la facciata più volte rifatta in varie epoche per i frequenti crolli di massi, la chiesa si articola in due ambienti ipogei: nel primo si trova un piccolo altare con gli ex-voto; mentre nel secondo, costituito da un’ampia e profonda cavità per lo più oscura, si ritrova una statuina della Madonna accanto ad una colonnina in pietra lavorata. L’acqua che continua a trasudare dalla roccia in quest’ultima grotta è da sempre considerata terapeutica dai fedeli che continuano a sfregarvi il corpo.

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VALLE DELL’ANIENE

EREMO DI SANTA MARIA DELL’OLIVA (Ruderi di chiesa e romitorio – IX secolo)

Località: Roviano (RM)

I resti dell’eremo di Santa Maria dell’Oliva, nei pressi di Roviano, sono quelli di una chiesa con annesso romitorio risalente all’867. Nei secoli successivi il complesso diventa però oggetto di devastazioni e danneggiamenti ad opera dei barbari e dei saraceni. A seguito della sua donazione a san Francesco, durante una sua visita nel 1223 al Sacro Speco, l’originaria struttura viene non solo restaurata ma addirittura ampliata. Tuttavia nel 1653, non riuscendo più a sostentare i pochi frati presenti, l’eremo sarà definitivamente abbandonato.

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EREMO DI SANTA CHELIDONIA (Ruderi di cenobio e romitorio rupestre – XII secolo)

Località: Subiaco (RM)                                             Sub-area: Parco Regionale dei Monti Simbruini

91aL’eremo di Santa Chelidonia si trova nei pressi della Morra Ferogna sui monti Simbruini ed è il luogo dove la religiosa visse in eremitaggio per quasi cinquantanove anni. All’età di vent’anni, infatti, Chelidonia abbandonò la casa paterna per dedicarsi alla contemplazione di Dio scegliendo come luogo del suo ritiro la stessa grotta nella valle dell’Aniene che cinque secoli prima aveva ospitato san Benedetto. La lunghissima solitudine verrà interrotta una sola volta, tra il 1111 ed il 1122, in occasione di un pellegrinaggio a Roma. Investita dell’abito monacale benedettino al suo rientro a Subiaco, riprenderà la vita di prima sino alla fine dei suoi giorni nel 1152. All’abate Simone si deve invece la costruzione nel 118791b dell’imponente monastero, abbandonato nel 1578 e di cui rimangono solo i ruderi.

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santa-chelidoniaRuderi della cinta muraria


92aGROTTA DEI PASTORI (Oratorio rupestre – VI secolo)

Località: Subiaco (RM)

Sub-area: Parco Regionale dei Monti Simbruini

La cosiddetta “grotta dei pastori” è il secondo ambiente rupestre per importanza all’interno (livello inferiore) del monastero di San Benedetto. Infatti, proprio in 92questa seconda grotta, collegata alla dimora eremitica principale da una scala incisa nella roccia, il Santo scendeva di tanto in tanto per ricevere i fedeli (pastori) della zona ed impartire loro lezioni di dottrina cristiana. Nella parete rocciosa si può ancora ammirare un frammento di affresco bizantino dell’VIII secolo che raffigura la Madonna con Bambino affiancata da due santi.


GROTTA DI SAN BENEDETTO (Romitorio rupestre – IV secolo)

Località: Subiaco (RM)                                             Sub-area: Parco Regionale dei Monti Simbruini

La  grotta di San Benedetto, chiamata anche “grotta della Preghiera”, è sicuramente il luogo più importante dell’omonimo e famoso monastero in cui ora è inglobata. In realtà si tratta di un anfratto del monte Taleo dove il Santo si ritirò a vita eremitica per tre anni. Dal suo definitivo abbandono e per circa sei secoli la grotta rimase un luogo di culto per i soli religiosi del vicino monastero di Santa Scolastica. Verso la fine del Duecento però al Sacro Speco si insediò una comunità di monaci che vi apportò adattamenti e modifiche strutturali per agevolarne l’accesso e, soprattutto, per renderlo più consono allo svolgimento della vita monastica. Ancora oggi, nella nuda roccia della grotta, è possibile ammirare un paliotto cosmatesco d’altare di quell’epoca, in compagnia della bianca statua realizzata da un allievo del Bernini che rappresenta il giovane Benedetto in preghiera.

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MONASTERO DEL SACRO SPECO (Complesso cenobitico semirupestre – XI secolo)

Località: Subiaco (RM)                                        Sub-area: Parco Regionale dei Monti Simbruini

sacro speco 1Il monastero di San Benedetto, meglio conosciuto come Sacro Speco, è stato realizzato nell’XI secolo lungo il fianco del monte Taleo sovrapponendosi alle due grotte utilizzate dall’eremitaggio del Santo alcuni secoli prima. Ed ecco quindi che dalla chiesa superiore (attuale accesso) del XIV secolo, con la navata completamente affrescata con episodi della vita di Gesù (scuola senese) e di San Benedetto (scuola umbro-marchigiana) ed un altare maggiore impreziosito da mosaici cosmateschi, si scende verso quella inferiore, più antica e con affreschi duecenteschi. Proprio a questo livello si trova la grotta di San Benedetto e l’adiacente cappella di san Gregorio che conserva l’unica immagine/ritratto di san Francesco d’Assisi privo di aureola e stimmate, perciò realizzata quand’era ancora in vita. Proprio da qui inizia la Scala Santa che conduce in basso alla cappella della Madonna, pure questa con affreschi di scuola senese del Trecento, ed alla famosa grotta dei pastori che comunica con il cimitero e con il primitivo ingresso del monastero.

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GROTTA DEL BEATO BONAVENTURA (Romitorio rupestre – VI secolo)95

Località: Vicovaro (RM)

La grotta del Beato Bonaventura da Barcellona fa parte delle cappelle rupestri, cosiddette “grotte di san Benedetto”, scavate nella rupe su cui poggia il convento di san Cosimato, che si affacciano vertiginosamente sul sottostante invaso del fiume Aniene. Quella del ritiro del beato Bonaventura è una delle prime che si incontrano scendendo (anticamente con una scala incisa nella roccia) e consta di un modesto altarino, di alcune piccole nicchie e di un ripiano o giaciglio di pietra.

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GROTTA DI SAN BENEDETTO (Romitorio rupestre – VI secolo)

Località: Vicovaro (RM)

La grotta di San Benedetto, nei pressi del convento di San Cosimato, il cenobio originariamente dedicato ai santi Cosma e Damiano eretto da un gruppo di eremiti nel Cinquecento, consta di due ambienti scavati nella roccia e comunicanti tra loro: il primo, di servizio (dormitorio, ecc.) ed il secondo poco sopra, di culto. La tradizione vuole che qui il Santo abbia dimorato per tre anni, sfuggendo anche ad un tentativo di avvelenamento. Vi si accede attraverso una ripida rampa di scale intagliate nella roccia e, all’interno della cappella, è possibile anche apprezzare un dipinto96a lasciato all’incuria che ritrae “San Francesco mentre riceve le Stimmate”, opera del pittore Antonio Rosati di fine ‘600.

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GROTTA DI SAN MICHELE ARCANGELO (Oratorio rupestre – VI secolo)

Località: Vicovaro (RM)

La grotta di San Michele Arcangelo, tra quelle presenti nel convento di San Cosimato, non è solo la più bella ma è anche la più importante poiché qui i monaci elessero Benedetto a loro superiore e sempre qui si verificò il successivo episodio del tentato avvelenamento. La grotta, di chiara origine romana, agli inizi del Quattrocento è stata tramutata97 in oratorio rupestre inserendo alla facciata in muratura un nuovo portale in pietra; mentre, all’interno, una piccola abside con altare è impreziosita da affreschi sacri di squisita fattura.

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VALLE DI COMINO

EREMO DI SANT’ONOFRIO (Romitorio rupestre – IX secolo)

Località: Fontechiari (FR)

98cL’eremo di Sant’Onofrio si trova a Fontechiari nella valle di Comino, nei pressi del cimitero napoleonico e, al di là dell’evidente degrado in cui versa, è sicuramente un luogo intriso di arte e spiritualità. Nello specifico, si tratta di un’enorme grotta, lunga98d circa venti e larga otto metri, ripartita in tre distinti ambienti e serrata da un poderoso muro in pietra. L’interno riccamente decorato con affreschi, come la rappresentazione agiografica del Santo titolare sopra l’altare, tipica della cultura francescana, di una bellissima Madonna con Bambino e di un sant’Onofrio nella facciata esterna, fanno supporre l’originaria presenza nel luogo, tra il VIII ed il IX secolo, di eremiti benedettini e successivamente, tra il XIII ed il XIV secolo, di eremiti appunto francescani. Ma d’altro canto il passaggio in val di Comino dello stesso san Francesco è comprovato dal convento di Vicalvi, dove vengono tutt’ora custodite alcune sue reliquie.

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VALLE SANTA REATINA

CELLA DEL BEATO GIOVANNI (Romitorio rupestre – XIII secolo)

Località: Greccio (RI)

La cella del Beato Giovanni da Parma, posta ad un livello inferiore rispetto al “dormitorio di san Bonaventura” nell’eremo francescano di Greccio, è la caverna dove il santo, sommo intellettuale e generale dell’Ordine, si rinchiuse in penitenza per trentadue anni dopo aver subito il processo (1257) da parte dei confratelli per aver aderito alle dottrine eretiche di Giovanni da Fiore.


100bCELLA DEL SANTO (Romitorio rupestre – XIII secolo)

Località: Greccio (RI)

La cella o dormitorio del Santo, situata alla fine del “dormitorio di San Bonaventura” all’interno del santuario di Greccio, è la celletta scavata nella nuda roccia in cui Francesco, di tanto in tanto, era solito ritirarsi a riposare.

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DORMITORIO DI SAN BONAVENTURA (Dimore eremitiche – XIII secolo)

Località: Greccio (RI)

Il cosiddetto “dormitorio di San Bonaventura” è il complesso di cellette-dimore eremitiche realizzato intorno al 1260 che si trova all’interno del santuario di Greccio. Una stretta scala giunge al lungo e stretto corridoio dove sono disposte le quindici spoglie cellette lignee che tra gli altri, secondo la tradizione, avrebbero ospitato i primi frati dell’ordine, come san Bernardino da Siena, san Bonaventura da Bagnoregio e san Leonardo da Porto Maurizio.

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102aEREMO DI GRECCIO (Complesso cenobitico semirupestre – XIII secolo)

Località: Greccio (RI)

L’eremo di Greccio, uno dei quattro santuari fondati da san Francesco nella valle reatina, si trova audacemente incassato in un contrafforte roccioso del monte Lacerone, una delle montagne circostanti l’antico borgo medievale di Greccio. Per quanto costruito a più riprese, non è tuttavia possibile stabilire una data certa della sua ultimazione avvenuta tra il 1228 ed il 1230. Ma al di là delle leggende legate alla scelta del sito, il santuario è soprattutto famoso perché 102proprio qui il Santo, nella notte del 25 dicembre del 1223, ha dato vita per la prima volta ad una magnifica rievocazione, con personaggi viventi, della nascita di Gesù nella notte di Natale. Da allora Greccio ed il santuario perpetuano la rappresentazione del primo Presepe al mondo.

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GROTTA DI SAN MICHELE ARCANGELO (Santuario rupestre – X-XII secolo)

Località: Morro Reatino (RI)

La grotta di San Michele Arcangelo, situata sulle alture a nord di Morro, in una zona denominata Ripa di Costa Lignano, è da sempre un’importante meta di pellegrinaggio e devozione per gli abitanti del luogo. AI santuario sono legate numerose leggende e miti soprattutto perché, all’interno della grotta scavata nella roccia, la raffigurazione di san Michele Arcangelo rappresenta per l’immaginario collettivo la protezione e la difesa (a spada tratta) del bosco dall’invasione del “male”. L’affresco di una Madonna con Bambino presente in un’altra parete, e di recente restaurata, rende ancor più suggestivo l’impatto con lo scenario naturale. La tradizione popolare vuole altresì che in quella grotta, in tempi remoti, abbia dimorato in solitudine e preghiera un eremita.

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GROTTA DELLE RIVELAZIONI (Cappella e romitorio rupestri – XIII secolo)

Località: Poggio Bustone (RI)

104aLa grotta delle Rivelazioni o delle Visioni, arroccata a mezza costa della montagna antistante il santuario francescano di Poggio Bustone, è il sacro speco in cui la tradizione vuole che san Francesco abbia ottenuto il perdono e la remissione dei104e peccati; ma è anche il luogo dove il Poverello amava ritirarsi assieme ai suoi fedelissimi compagni. All’origine vi erano due grotte distinte, una delle quali, dapprima nel 1300 e poi nel 1600, venne trasformata in cappella con campanile. In una parete all’interno della prima grotta è raffigurato l’Angelo apparso a Francesco per rassicurarlo sulla remissione dei peccati; mentre l’altra parte, inglobata nella chiesetta, comprende un piccolo altare con una pala seicentesca del Santo, affiancata ai lati da dipinti che ritraggono i santi Bonaventura, Bernardino e Antonio da Padova.

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GROTTA DI SAN MAIOLO (Romitorio rupestre – V-VI secolo)

Località: Poggio Bustone (RI)

Della grotta di San Maiolo, nelle alture che sovrastano Poggio Bustone, si hanno scarse notizie. Si può solo affermare che è di gran lunga più antica dell’epoca in cui è vissuto il monaco francese (X secolo) e che, sulla scorta della sua intitolazione, il Santo probabilmente l’ha frequentata nel corso di una sua escursione nel nostro Paese.


CELLUZZA DI SAN FRANCESCO (Romitorio rupestre – XIII secolo)

Località: La Foresta di Rieti (RI)

La cosiddetta “celluzza di San Francesco” è la piccola grotta dove il Santo era solito raccogliersi in preghiera e dove probabilmente concepì i deliziosi versi del Cantico delle Creature. Si tratta di un angusto ambiente ricavato tra due pareti di roccia, con una copertura originariamente di semplici cannucce, situato tra il chiostro e la vigna del convento di Santa Maria della Foresta di Rieti.


GROTTA DI FRATE LEONE (Romitorio rupestre – XIII secolo)

Località: Rieti (RI)

La grotta di Frate Leone si trova nel santuario francescano di Fonte Colombo, poco oltre la cappella di San Michele, ed è l’anfratto utilizzato dal frate come romitorio. La tradizione vuole che, in prossimità dell’ingresso e di una grande elce, san Francesco, in risposta alle contestazioni dei confratelli Leone ed Elia per l’eccessiva severità della Regola appena dettata, udì la voce di Cristo che metteva a tacere ogni protesta.

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SACRO SPECO (Romitorio rupestre – XIII secolo)

Località: Rieti (RI)

Il Sacro Speco, la spaccatura stretta e lunga nella roccia che ricorda un sepolcro, è inglobato all’oratorio di San Michele nel santuario di Fonte Colombo e, secondo la tradizione popolare, tale fenditura si sarebbe originata a seguito del terremoto che accompagnò la morte del Cristo. Al di là di tutto è sicuramente il luogo più sacro del culto francescano, perché proprio qui venne dolorosamente concepita e redatta la Regola dell’Ordine da parte del Santo di Assisi.

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VALTIBERINA

EREMO DELLA SANTISSIMA TRINITÀ FUORI LE MURA (Chiesa semirupestre – XIV-XV secolo)

109aLocalità: Orte (VT)

L’eremo della Santissima Trinità fuori le Mura di Orte è il piccolo e candido santuario rupestre edificato nella seconda metà del ‘400 al posto della piccola grotta, scavata ai piedi della parete tufacea della rupe di san Bernardino, già utilizzata da un gruppo di monaci anacoreti orientali come luogo di preghiera e di raccoglimento. La chiesa ancora oggi conserva preziosi dipinti ed affreschi, ad opera degli stessi monaci, a testimonianza della secolare e feconda vita religiosa. L’antico e venerato romitorio è stato oggetto di diversi restauri, l’ultimo dei quali nel 1852 ha messo definitivamente in sicurezza l’edificio e le opere contenute. Attualmente è abitato e curato da una confraternita di religiosi ortodossi.

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EREMO DI SAN SEBASTIANO (Ruderi di chiesa-romitorio – XVI secolo)

110Località: Sant’Oreste (RM)        Sub-area: Monte Soratte

L’eremo di San Sebastiano, di cui rimangono pochissimi resti, sorgeva poco al di sotto dell’eremo di San Silvestro, nel versante sud-ovest del monte Soratte. Una testimonianza del 1706 descrive il romitorio come una cappella, con le immagini della Beata Vergine, di san Sebastiano e di san Rocco, completa di arredo liturgico. In seguito alla violenta morte del monaco eremita che lo abitava, avvenuta nel 1751, cominciò ad essere abbandonato e ad andare in rovina. Della primitiva struttura è possibile vedere solo il piccolo archetto d’ingresso alla chiesa.


EREMO DI SAN SILVESTRO (Chiesa e ruderi di cenobio – VI secolo)

111cLocalità: Sant’Oreste (RM)                          Sub-area: Monte Soratte

L’eremo di San Silvestro si eleva solitario sulla cima del Soratte, nel luogo in cui, in epoca romana, sorgeva un tempio dedicato ad Apollo Sorano. La tradizione vuole che sia stato lo stesso papa Silvestro I, che qui si era rifugiato dalle persecuzioni di Costantino, a fondarlo nel VI secolo. Di quello che era un complesso monastico di notevole importanza e di dimensioni rilevanti, rimane soltanto la chiesa, databile intorno al XII secolo, a pianta basilicale, con un presbiterio sopraelevato, al centro del quale è situato l’altare maggiore, rivestito da lastre marmoree altomedioevali. Nella piccola cripta, invece, probabilmente era custodito il sepolcro del beato Paolo Giustiniani. Sia la chiesa che la stessa cripta sono impreziosite da numerosi affreschi trecenteschi e quattrocenteschi che sono stati oggetto di provvidenziali interventi conservativi.

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112bEREMO DI SANT’ANTONIO (Chiesa-romitorio – XVI secolo)

Località: Sant’Oreste (RM)                          Sub-area: Monte Soratte

L’eremo di Sant’Antonio, situato in un luogo alquanto impervio ed esposto della montagna, è un edificio piuttosto degradato risalente al 1532, quando vi risiedeva il priore degli eremiti di monte Soratte. Un’altra attendibile fonte del 1768 ci parla di un interessante affresco seicentesco, raffigurante la Crocifissione, che decorava l’abside della chiesa. Per il resto, giace da tempo in stato di totale e rovinoso abbandono.

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113aEREMO DI SANTA LUCIA (Cappella-romitorio – XVI secolo)

Località: Sant’Oreste (RM)                          Sub-area: Monte Soratte

L’eremo di Santa Lucia si trova sulla prima delle anticime del monte Soratte ed è quanto rimane di un complesso monastico andato quasi del tutto in rovina. La 113bprima testimonianza che si ha di questo romitorio è del 1596 e riguarda un certo frate Angelico, eremita a Santa Lucia. Tra il 1613 ed il 1780 si sono succeduti diversi eremiti, l’ultimo dei quali è stato il monaco Nonnoso di Sant’Oreste ritrovato cadavere al suo interno. Solo grazie a delle recenti ed importanti opere di restauro è stato possibile recuperare la piccola cappella che oggi possiamo ammirare.


GROTTA DI SANTA ROMANA (Chiesa-romitorio rupestre – VI secolo)

romana6Località: Sant’Oreste (RM)      Sub-area: Monte Soratte

La grotta di Santa Romana, l’ampia cavità naturale sul versante orientale del monte Soratte, accoglie la piccola chiesa rupestre dove la giovinetta di Todi decise di vivere per stare vicina al papa Silvestro, di cui ammirava la santità. La tradizione vuole che tra i due si stabilisca un intenso e sincero rapporto di devozione, al punto da utilizzare un passaggio segreto nelle viscere della montagna per facilitare gli incontri. All’interno della chiesa, consacrata nel 1218, un’iscrizione sopra l’altare ricorda il suo battesimo avvenuto per mano di papa Silvestro I, mentre di lato, subito dopo un affresco della Santa del 1600, una vasca di marmo raccoglie l’acqua che stilla dalla parete rocciosa, a quanto pare miracolosa per le puerpere prive di latte. Vicini alla grotta rimangono i ruderi di antichi edifici, a testimoniare l’ampiezza e l’importanza di un romitorio che nei secoli verrà frequentato/abitato da diversi eremiti.

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